Intervista a Valeria Acciaro

“Donna creatrice”: Valeria Acciaro e la rappresentazione di una donna delicata, tenera e sensuale.

La Bellezza della Donna è stata nei secoli raffigurata in ogni modo e con ogni mezzo, dai più grandi agli artisti minori, tutti si sono occupati di “raccontare” la figura femminile come madre, donna, amica, sorella, ognuno a modo suo cercando di trovare quel punto di originalità e di grandezza che potesse raccontarne una storia diversa ed immortale. Fu Artemisia Gentileschi che aprì la strada alla nuova ideologia che non solo gli uomini potevano ricoprire il ruolo di artisti. E così le donne che hanno “raccontato” la Donna sono state tantissime e straordinarie nel loro raffigurare la complessità e la molteplicità di quest’essere al tempo stesso così delicato e così coraggioso. Valeria Acciaro, artista, professoressa, storica dell’arte, curatrice di eventi culturali, ha dialogato con noi per i lettori di Condivisione Democratica sull’arte e sul delicato momento storico che stiamo vivendo. Donna elegante, raffinata, di particolare garbo e riserbo, ha raccontato la “sua” donna, raffigurata nelle sue opere presenti in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero,  alcune delle quali hanno ottenuto importanti riconoscimenti. La figura della donna attraverso il superamento di dimensioni definite, alla ricerca di quella profondità propria del corpo di una Donna. Ed al di là del soggetto raffigurato, in ogni caso, un concetto di arte come potenza e compiutezza, oltre quell’orizzonte che troppo spesso ormai rappresenta più una barriera che un’apertura verso il mondo.

E sappiamo bene, ogni volta che si cerca di andare oltre, di superare il confine, di oltrepassare il limite, si può parlare solo di coraggio e di forza. Rompere gli schemi non è necessariamente sinonimo di rottura, spesso ha il senso di un valore aggiunto alla tradizione cui viene data una connotazione di vita e di libertà. E non è cosa da poco. Una vera e propria rivoluzione combattuta con intelligenza e determinazione. 

La prima domanda che mi viene da porle è certamente quanto ne ha risentito il mondo dell’arte in questo drammatico momento storico a livello mondiale?

La situazione sconvolgente da Covid-19, con le conseguenti restrizioni per il contenimento della pericolosa pandemia, ha notevolmente colpito l’arte, registrando circa l’80% di perdite degli incassi. La chiusura forzata di musei, di gallerie oppure di luoghi destinati alla fruizione artistica ha comportato anche una modalità forse nuova di accostarsi alle opere d’arte, attraverso le tecnologie.

Aspettando la riapertura dei luoghi espositivi, cito uno scritto di Jacob Burckhardt “Noi frequentiamo le gallerie non per amore dei pittori, ma per amore di noi stessi”. 

Professoressa, storica dell’arte, curatrice, artista, quale tra le tante anime predomina in Valeria Acciaro?

Senza ombra di perplessità la “Donna Creatrice”. 

Cos’è l’essenziale per un’artista?

L’immaginazione, l’intenzionalità e la libertà.

Vitaldo Conte scrive di lei “L’artista, lavorando sulla cancellazione della distanza tra l’arte e l’esistenza, opera sull’ipotesi della “guarigione” propria e altrui”. In che modo attraverso le sue opere cerca di “guarire” sé stessa e gli altri e da quali mali?

Sono presente in vari testi di Vitaldo Conte, con il quale mi lega un’amicizia quasi trentennale. Figura poliedrica, talentuosa, di grande valore culturale e professionale, nonché tra i più significativi critici nel panorama artistico.  

Le mie opere d’arte testimoniano momenti di vita, attraverso una ricerca cromatica legata alla Donna, alla sua bellezza, alla sua delicatezza e alla sua tenerezza. Una ricerca in cui traspare la femminilità e la sensualità, attraverso il superamento di dimensioni definite, dove si infrange un confine e si va a mano a mano tracciando una superficie pittorica che presenta una profondità, così come il corpo di una donna. È la profondità che guarisce, attraverso il comprendere con il cuore e con amore, annullando la finzione. 

Come non ricordare Le Rime del Cavalcanti “Veder mi par da le sue labbra uscire – una sì bella donna, che la mente – comprender non la può, che ‘nmantenente – ne nasce un’altra di bellezza nuova – da la qual par ch’una stella si muova e dica: – la salute tua è apparita”.