Giulio, un ragazzo nella grande guerra

In questi giorni viviamo una recrudescenza delle tensioni internazionali e in molti parlano della Guerra come di una soluzione. Libia, Iran e Medio-oriente, come un grandissimo “Risiko” dove spostare pedine. Ma la guerra è altro, il significato della guerra è altro. Pubblichiamo un ricordo scritto da Giulio Moscardi.

La storia di Giulio, fratello di Luigi, mio nonno paterno, è una storia inaspettata, tragica, commovente, per certi tratti attuale.

E’ la storia di un ragazzo di Adria nella Grande Guerra, falegname nella vita, mandato al fronte a 19 anni e morto a 25 per causa di questa.

Mi è stato raccontato poco di lui: che aveva fatto la guerra, che era un ardito e che era morto giovane. Come se parlarne non fosse conveniente.

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La Storia di Giulio: la medaglia di bronzo

Giulio, richiamato nel settembre del 1916, viene trasferito in zona di guerra all’inizio del 1917, prima sulle prealpi Trevigiane e poi sull’altipiano di Asiago. Promosso caporale combatte, durante l’11°Battaglia dell’Isonzo, sul monte Vodice a nord di Gorizia, dove la sua brigata riporta perdite ingenti.

E qui viene decorato con la medaglia di bronzo perché, il 19 agosto 1917, come “portaordini del comandante di reggimento, e più specificatamente in una azione offensiva, disimpegna con grande sprezzo del pericolo tutti i difficili e rischiosi incarichi ricevuti, essendo di incitamento ed esempio ai suoi compagni”.

La notizia della decorazione giunge ad Adria, riportata nell’elenco dei decorati presente nel Corriere del Polesine. Giulio vive poi la disfatta di Caporetto riuscendo a ripiegare oltre il Piave con il suo reparto mentre suo fratello, mio nonno Luigi, verrà fatto prigioniero.

Giulio, un ragazzo di Adria nella Grande Guerra: gli Arditi, la sentenza e la ferita

All’inizio del 1918 entra negli Arditi. Ma non vi rimane per molto.

Succede un fatto. Mentre si trova nelle retrovie, in provincia di Treviso, assieme ai commilitoni, una sera di maggio, si rifiuta “di eseguire l’ordine impartito di rientrare in camerata e di desistere dal chiasso e dagli schiamazzi..

Una “ragazzata” la definiremmo oggi: ma non all’epoca.

Giulio è condannato per ammutinamento a tre anni di reclusione, degradato a soldato semplice, cacciato dagli Arditi e rinchiuso in carcere.

Ma c’è bisogno di soldati: la pena potrà scontarla successivamente; se sopravvive.

Viene spedito sul Grappa dove si combatte ferocemente.

E’ un mattatoio. E sul Monte Pertica, il 29 ottobre del 1918, Giulio, degradato, condannato e consapevole di ciò che gli aspetterà, seppur ferito da una fucilata che gli sconquassa il polso destro compie un’azione che gli varrà la medaglia d’argento al valor militare. Va a medicarsi solo ad azione conclusa.

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La Storia di Giulio: le cure e la motivazione della medaglia d’argento

Le cure sono lunghe e penose. A Modena nel 1919, nel centro fisioterapico dove comunque sconta la condanna, l’esasperazione la fa da padrona: per essersi rifiutato di entrare in prigione viene accusato di rifiuto di obbedienza.

Ad Adria, nella sua Adria, fa ritorno solamente a maggio del 1920 debilitato e menomato nel braccio. Ha 23 anni; vive da solo in via Orticelli dove continua a fare “forse alla meglio il mestiere di falegname”, come scrive il medico che lo visita.

Nell’estate riceve finalmente la motivazione della medaglia d’argento per l’azione sul Grappa: “rimasto ferito durante un’attacco di una forte posizione nemica, seguitava a combattere. Scorta, per primo, l’esistenza di una caverna, si dirigeva risoluto all’imbocco di questa, riuscendo, con lotta di bombe a mano, a trarre i pochi prigionieri. Si recava a farsi medicare soltanto ad azione ultimata”.

Arriva la motivazione non però la medaglia.

La Storia di Giulio: la morte e la consegna della medaglia d’argento

Giulio, viste le proprie condizioni, inoltra domanda per ottenere la pensione ”per aver contratto ferite e malattie”  durante il servizio.

E’ un iter lungo. Viene disposta la visita medica ma Giulio non fa a tempo: muore nella casa dei genitori in “Stradòn”, il 17.1.1923. Ha 25 anni.

Un anno dopo arriva la condanna per i fatti di Modena ma la pena è “condizionalmente” condonata.

Le cause del decesso sogno ignote. Il papà Carlo a lungo scrive all’INAIL, al Comune di Adria, al Distretto Militare.

A gennaio del 1927, 4 anni dopo la morte, giunge il responso: Giulio è deceduto per tubercolosi contratta durante il servizio.

La medaglia d’argento al valor militare viene finalmente consegnata al mio bisnonno Carlo nell’agosto del 1927 dopo mesi  di penose e reiterate domande.

Di questa medaglia, non ricevuta in vita da Giulio e che io ora conservo, non si è mai avuta notizia ad Adria.

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La Storia di Giulio: il fare memoria

Il mio desiderio, con questo racconto, è di far conoscere per intero la tragica storia di Giulio, un ragazzo di Adria nella Grande Guerra.

Gratificante per me è stato il pensiero inviatomi da Paolo Malaguti che ho avuto la fortuna di avere come lettore: “..l’azione del “fare memoria”, in qualsiasi modo e con tutti gli strumenti, è da preservare e potenziare da parte di ognuno di noi!….”

Ogni riga dei fogli matricolari, delle sentenze, dei certificati medici, asettica nella descrizione dei fatti, mi ha posto di fronte a scenari più ampi. Mi ha riportato a storie lette nei libri di Lussu, Salsa, Malaguti, tanto per citare qualche autore, letture essenziali per comprendere fino in fondo quale potesse essere il contesto e anche lo stato d’animo di Giulio.


Giulio, il papà Carlo e il fratello Luigi. Immagine fornita dall’Autore

La Storia di Giulio: le emozioni

Ricostruire quanto narrato ha suscitato in me emozioni forti, intense. Spesso mi chiedo come abbia potuto Giulio resistere in scenari così atroci: ai combattimenti, alla condanna, alle ferite, all’umiliazione. Come abbia potuto sopportare condizioni estreme e psicologicamente devastanti ad un’età in cui oggi si è considerati dei “bambini” riuscendo, nonostante tutto, a compiere azioni che gli sono valse due medaglie, cosa non comune per un soldato non graduato in vita.

Concludo con un pensiero che descrive perfettamente la mia esperienza: “tu che porti il mio nome e parte del mio sangue ti scorre nelle vene ascolta il mio grido di verità. Che la tua bocca sia la mia bocca e renda onore alla mia memoria. Per anni ho sussurrato la mia preghiera e tu l’hai accolta e la porterai a compimento. E allora cesserà finalmente il rombo del cannone e l’unico assalto sarà il tuo pensiero che giungerà premuroso a me ”.

La Storia di Giulio Moscardi è stata raccontata anche in un libro che mettiamo qui, in formato ptt, a disposizione dei nostri lettori.

E’ possibile scaricare la storia di Giulio Moscardi in PDF seguendo il link.