Un nuovo esordio mondiale

Siamo all’esordio di un nuovo ordine mondiale? Questa è la domanda che ci chiediamo un po’ tutti in questa prima metà dell’anno, così densa di avvenimenti epocali. I prodromi c’erano tutti e gli attori in fin dei conti sono gli stessi e già noti ma nessuno si aspettava cambiamenti così repentini.

Stiamo assistendo ad un mutamento storico che chiude un periodo di 80 anni di pace e “stabilita’” pur nonostante i grandi scossoni che si sono avuti in questo lunghissimo arco temporale. Mai come adesso era stato messo in discussione così apertamente e platealmente il diritto internazionale, le stesse istituzioni internazionali che ne stabilivano il rispetto, le alleanze storiche e i rapporti di forza che hanno più o meno garantito gli equilibri mondiali fino ad oggi.

Di fatto, come affermato da Papa Francesco, che ci ha lasciato nel Lunedì dell’Angelo, siamo già dentro una terza guerra mondiale “a pezzi”, con 56 conflitti armati in tutto il mondo, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. 

 

Per il soglio di Bergoglio, che non è stato solo il capo spirituale della cristianità, ma un faro per l’intera umanità per le sue idee di pace e fratellanza, il Conclave ha deciso, novità assoluta per la Chiesa, per il cardinale americano Robert Francis Prevost. 

Assistiamo così al nuovo esordio, di portata mondiale di Leone XIV come 267° papa, missionario in America Latina e agostiniano. 

Sappiamo quanto i pontificati abbiano inciso nei corsi storici e nelle vicende del mondo intero e il motivo dell’interesse suscitato da questa elezione, soprattutto tra cattolici conservatori e progressisti, in particolare negli Stati Uniti e nello stesso presidente Trump.

Tutti si domandano se proseguirà sulle orme di Bergoglio. Probabilmente smusserà alcuni aspetti più radicali della linea del predecessore anche se dai primi passi, sembra essere in sostanziale continuità. Dalla loggia delle benedizioni il primo messaggio e’: la pace sia con voi. Una pace disarmata e disarmante. 

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Anche il nome, che lui stesso ha spiegato, si ricollega a Leone XIII, il papa della “modernità” che con la sua Rerum Novarum, ha inaugurato la dottrina sociale della Chiesa. Nella  nuova modernità, la sfida sarà quella del’Intelligenza artificiale, tema che mette pesantemente in gioco non solo la questione del lavoro e della tecnica, ma dello stesso  significato dell’umano.

Con la “guerra” dei dazi, in genere anticamera della  guerra vera, entra anche crisi la globalizzazione e con essa, il liberismo, fondamento del commercio internazionale, sviluppatosi dal dopoguerra ad oggi prima con il GATT poi con il WTO. Con esso, stanno entrando in crisi le stesse democrazie, minate da chiusure, nazionalismi e autoritarismi. La cosa che spaventa non sono solo i venti di guerra, ma anche la messa in discussione di tutti i diritti civili e sociali che le democrazie liberali avevano portato come conquiste acquisite.

Se in occidente, nella seconda metà del Novecento, lo sviluppo economico e dei servizi avevano modellato l’organizzazione sociale, favorendo forme democratiche, lo sviluppo impetuoso, a partire dal nuovo millennio, delle tecnologie in mano a poche persone o a gruppi oligopolistici, ha creato nuove forme di alleanze tra economia e politica. Il triangolo di forze tra finanza, capitale e tecnica, con al vertice quest’ultima, sta alimentando tecnocrazie con tendenze autoritarie, come stiamo vedendo anche negli Stati Uniti, dove si assiste, non più solo più al condizionamento politico ma, all’ingresso di questi soggetti in grado di affiancarsi direttamente al potere politico. 

Se prima le democrature sembravano un appannaggio della parte orientale dell’Europa, contraddistinta dall’ex cortina di ferro dove prevaleva l’incompiutezza della transizione democratica negli stati dell’Europa centrale e orientale dopo la dissoluzione dell’URSS (ed ovviamente in altre parti del mondo per altri e diversi motivi), adesso hanno contaminato tutto l’occidente più avanzato.  

Gli stessi Stati Uniti, “esempio” della più avanzata democrazia, sono entrati in questo cono d’ombra che lascia sgomenti per le modalità in cui sta avvenendo. Un assaggio si era già avuto con le vicende dell’assalto a Capitol Hill, attuato a Washington il 6 gennaio 2021, dopo il discorso del presidente uscente Trump, in cui si contestavano le elezioni che lo vedevano perdente. La pur debole e contraddittoria amministrazione Biden sembrava almeno in parte aver riequilibrato il vulnus con una serie di misure quali lo stop dall’uscita dall’OMS dopo le contestazioni dovute alla gestione della pandemia da Covid-19 (che invece è stato riconfermato con un ordine esecutivo, tra i primi atti della nuova amministrazione Trump tra cui anche quello del blocco alle attività dell’USAID, la più grande agenzia al mondo di aiuti umanitari), le politiche di integrazione degli immigrati, il rafforzamento del ruolo delle Agenzie federali, le misure contro il cambiamento climatico e per i diritti civili e sociali con l’Inflation Reduction Act (IRA) che guardava anche alla competitività del sistema produttivo. È pur vero che questa stessa Amministrazione si è mostrata molto indulgente verso le guerre.

Anche l’Europa, che avrebbe dovuto essere lo scrigno di valori civici, sociali e dell’humanitas, è stata investita da questa onda, principalmente dovuta ai partiti sovranisti e alle divisioni dei vari Paesi in seno alla stessa Unione. La spaccatura creatasi con il conflitto russo-ucraino ha dato il colpo di grazia. Il suo ruolo non è stato purtroppo all’altezza delle aspettative e dei cambiamenti che stavano trasformando il mondo. Su questo si potrebbe aprire un capitolo, se non altro che possa servire da lezione per il futuro.  A parte la ferma vocazione per la diplomazia che ha ceduto il passo alle armi, sarebbe auspicabile l’abbandono delle votazioni all’unanimità, almeno in alcuni campi. Stessa riforma andrebbe fatta per l’ONU, dove il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, porta spesso alla paralisi decisionale. Inoltre, in sede europea, andrebbero sanzionati se non espulsi, quei Paesi che non si riconoscono nei valori di democrazia e civiltà, fondanti l’Europa stessa e che ne garantiscono la coesione e la civile convivenza. Sicuramente il riarmo dell’Europa costituisce un nuovo esordio mondiale, Vediamo che esiti avrà, se soprattutto andrà di pari passo con una coerente ed unitaria politica estera ed un’armonizzazione della difesa comune non affidata ai singoli Paesi.

Se prima la globalizzazione e la tecnologia avevano incrinato i precari equilibri democratici, a questo binomio s’è aggiunto, come frutto avvelenato (e non sufficientemente capito e contrastato dalle classi politiche), quello delle derive autoritarie e delle chiusure nazionalistiche, alimentate dalla sfiducia dei cittadini, in cerca di protezione e sicurezza, nei confronti delle stesse elites politiche. Lo spettro dell’estrema destra ormai aleggia in Europa e in tutto il mondo “occidentale”, con gli Stati Uniti in testa a questa internazionale nera e sovranista, mettendo le democrazie sotto scacco.

È evidente che l’ordine uscito dalla Seconda Guerra Mondiale, che vedeva la supremazia degli Stati Uniti, è ormai più che incrinato. Gli USA sentono il fiato sul collo della Cina, attorno alla quale si stanno coagulando i BRICS che si vanno via via ampliando e organizzando, con l’obiettivo di offrire un’alternativa all’ordine mondiale vigente. Speriamo solo, che in queste guerre per procura non scatti la “trappola di Tucidide”, espressione coniata dal politologo statunitense Graham Allison per indicare tensioni che possono sfociare nella guerra tra potenze egemoni, come appunto fu quella rovinosa tra Atene e Sparta.

Si possono leggere in quest’ottica le mosse scomposte di Trump sui dazi, che vorrebbero colpire o cercare di isolare principalmente la Cina, le sue mire espansionistiche sul Canada, sulla Groenlandia, sul canale di Panama, e sulle rotte Artiche, che si inscrivono in questo ritorno nostalgico codificato nell’acronimo MAGA (Make America Great Again). Gli Stati Uniti sono stati gli artefici della globalizzazione, ma chi ne ha tratto maggior vantaggio è stata la Cina, motivo per cui adesso vorrebbero tornare indietro ma in un mondo ormai completamente trasfigurato. La “riabilitazione” della Russia probabilmente fa il paio con il ritorno nostalgico di Putin all’URSS.

Creator: Matt Rourke | Credit: AP

Ma allora è un ritorno o un esordio? C’è da dire, come afferma il filosofo Peter Sloterdijk, che l’antropotecnica è una cifra della modernità, in quanto l’uomo è l’unico essere che nella linea evolutiva è riuscito a distaccarsi dall’ambiente naturale creando un mondo artificiale (e culturale). Fina dall’età della pietra è infatti un susseguirsi di forme antropotecniche di cui oggi siamo al culmine o, forse meglio, a un nuovo esordio anche per le loro implicazioni sempre più strette con l’economia, la politica e la vita stessa delle persone. Non a caso nella Silicon Valley si stanno moltiplicando le start-up che si occupano di superare biologicamente la morte, sulla scia del pensiero “don’t die” di diversi guru tecnologici e imprenditori come Bryan Johnson. Sembra ormai che l’ultimo grande rimosso delle nostre società, ossia la morte, sia l’ultima barriera da superare per l’onnipotenza dell’uomo, insieme alla colonizzazione di Marte.

L’Intelligenza artificiale, la cui portata allarma, ma non è stata ancora ben compresa e studiata, nelle sue implicazioni sull’”umano”, di certo costituisce anch’essa un nuovo esordio, come richiamato dallo stesso Pontefice Leone XIV che sembra farne la questione centrale del suo pontificato nella post-modernità, come fu la questione sociale per il suo “predecessore” Leone XIII trattata con l’enciclica Rerum Novarum del 1891 che affrontava, oltre alla questione operaia e ai conflitti posti dal socialismo, anche il rapido sviluppo industriale e tecnologico con cui si andava a chiudere il suo secolo e a prefigurare il Novecento.

Sull’umano, la cifra che sembra emergere è l’istituzionalizzazione della cattiveria e dell’indifferenza a tutti i livelli. La politica, che prima aveva una funzione di governo, mediazione e compensazione, si è estremizzata e incattivita. La disumanizzazione è la cifra di questo nuovo mondo, un esordio tutt’altro che rassicurante che ha investito purtroppo anche le nostre vite e le nostre relazioni. Basta guardare con che rapidità ci stiamo assuefacendo alle guerre e alle atrocità.