Incontro con Gianluca Quadrana

Gianluca Quadrana torna sulle colonne della nostra Condivisione Democratica per aprire il 2022 ed è anche il modo per parlare dell’attualità e di storia. Perché la storia è una delle sue grandi passioni.
Romano classe 1973, laureato in Scienze Politiche a “La Sapienza” dove inizia ad impegnarsi nel Sindacato Studentesco, poi Segretario Nazionale dei Giovani Socialisti, dal 2006 al 2013 Consigliere Comunale di Roma e attualmente Consigliere e Segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio.

(Immagine dall’Ospite)

Lei ha molteplici interessi e molteplici passioni, come la montagna e come la storia, oltre che “La Lazio” – che però lasciamo da parte, se permette. Nei suoi libri parla di storia. In quello precedente raccontava le “leggendarie” elezioni del 18 Aprile 1948, mentre in quello recentemente dato alle stampe, della situazione femminile.

(Copertina del Libro)


“Libello Femministo”. Ogni passo in avanti dell’umanità ha comportato un’idea, un tempo e uno sforzo. Le donne però hanno dovuto penare di più e più a lungo. E’ davvero così? 

Come la Lazio del resto. Ogni conquista e tutte le vittorie sono frutto di uno sforzo superiore a quello dei più accreditati. Nel caso sono gli uomini che possiedo un’arma segreta: la cooptazione.  E quando condividono con le donne il loro pezzo di mondo le fanno faticare il doppio per guadagnare la metà.

Che responsabilità abbiamo nel raccontare la storia, nel preservare la memoria storica di quello che siamo stati, di quello che abbiamo fatto, che i nostri nonni hanno fatto, che i nostri genitori hanno fatto?

(Copertina del Libro)

Non sono uno storico ma tento ugualmente di incuriosire ovvero fare venire la voglia di andare ad approfondire un argomento, un fatto o un personaggio. Se dalla lettura di questo libro qualcuno o qualcuna farà una ricerca in rete o comprerà un libro su sara nathan, per esempio, ne sarei orgoglioso.

Questo numero di Condivisione Democratica è dedicato al concetto dell’eredità, proprio l’eredità umana, non materiale, che riceviamo dalle generazioni precedenti. Che responsabilità si sente anche come amministratore. L’amministrazione della cosa pubblica è un onere verso la collettività, ma anche verso le prossime generazioni. E’ così?

E visto che parliamo di donne, sono loro che tramandano, custodiscono e arricchiscono le eredità da quando l’essere umano sta su due piedi. Un amministratore è innanzitutto un “buon padre di famiglia” e come tale deve pensare e agire.

La Regione Lazio ora è al centro di una grande battaglia, una epocale battaglia verso questo flagello che ha condizionato e continua a condizionare la nostra vita. C’è un “Prima e un Dopo” come leggeremo poi nei libri di storia. Che insegnamento possiamo trarne, visto dalla sua posizione?

Che da soli non ce la facciamo. Dagli anni ’90 è emersa l’idea bislacca che da soli si va meglio e che in compagnia si perde sprint. È l’esatto contrario. E poi due certezze rafforzate: la scienza e la politica. Entrambe hanno svolto il loro compito sebbene nella fallibilità che è propria del nostro essere.

(Immagine dal Web)

Torno per un attimo al suo libro. Nel “Libello Femministo” sintetizza che c’è da fare una battaglia di civiltà e le donne non sono e non devono essere sole. E quindi la domanda è proprio su cosa lasciamo alle prossime generazioni, cosa c’è ancora da fare?

Non devono essere sole e non devono volerlo fare da sole. Il ruolo degli uomini è  fondamentale ad esempio nel fermare subito una maldicenza o un atteggiamento ostruzionistico o peggio ricattatorio. E non dimentichiamo che siamo noi uomini a esercitare la violenza fisica e psichica sulle nostre compagne, mogli, amiche o colleghe.

Un pò questi temi hanno anche a che fare con la sua altra passione, la montagna, dove c’è sempre un obiettivo, una vetta da raggiungere, ma poi c’è sempre un’altra vetta un’altra sfida da affrontare. Si riescono ad affrontare le sfide solamente coesi, come in una cordata. Cosa si augura per queste sfide e per quelle che arriveranno?

Di tornare presto a mangiare liberamente senza mascherina in un rifugio pusterese, canederli schiacciati, stinco di maiale, crauti in tutti i modi crudi e cotti, birra e un grappino bello secco.