La coerenza è un valore?

La coerenza è un valore oppure no? In linea di massima siamo tutti d’accordo che tenere fedeltà ai propri principi e valori e mettere in pratica ciò che si pensa con come si vive, sia un valore. Il detto popolare “predica bene ma razzola male” è illuminante sul significato che comunemente si attribuisce al concetto di coerenza.

Coerenza significa essere una persona affidabile, da cui ci si può aspettare sempre un certo tipo di comportamento, che non contraddice quanto si è fatto e detto in precedenza o il pensiero rispetto all’azione pratica. 

L’etimologia dal latino cŏhaerĕo, essere attaccato, congiunto, unito, sta a significare nella parola coerenza, qualcosa che richiede compattezza e connessione nel tempo e nello spazio.

Occorre considerare però la variabile tempo: non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume, è l’aforisma eracliteo che fin dal V secolo prima di Cristo rappresenta la mutevolezza delle cose. L’acqua del fiume che scorre non è la stessa che ci ha bagnato prima e anche noi probabilmente non siamo gli stessi di prima. Le cose cambiano e con esse i nostri stati d’animo, i nostri pensieri e le nostre stesse idee.

Nel mondo odierno tutto accade in modo accelerato mediante gli strumenti tecnici di comunicazione, che in una modalità repentina e veloce hanno la forza di mutare la natura delle cose o di farcele vedere diversamente. Anche la dimensione della coerenza ne viene modificata perché posso scoprire cose diverse e cambiare le mie idee, potendo entrare in contatto immediatamente con una pluralità di mondi e punti di vista o conformarmi sotto la pressione del pensiero dominante.

Il grande sociologo Zygmunt Bauman ci ha insegnato che la società della modernità contemporanea è liquida e instabile, rispetto a quelle del passato, votata alla fluidità e caratterizzata dalle volubilità individuali. Ne consegue che in questo quadro è anche difficile mantenere una certa coerenza che prima veniva “garantita” dalla tradizione e da norme stabili.

Se da un lato ciò può essere positivo, perché significa maggiore flessibilità, possibilità di punti di vista diversi e pluralità di idee che contribuiscono ad una vita meno cristallizzata e più dinamica, aperta a cambiamenti e possibilità, dall’altro, anche una maggiore instabilità e possibile perdita di senso per mancanza di punti di riferimento. 

Come affermava Aristotele, il maestro di color che sanno, la virtù è il giusto mezzo come disposizione abituale di ciascuno di noi, un giusto equilibrio nella ricerca individuale. La coerenza è una virtù purché non si trasformi in pervicacia e ostacoli la nostra crescita personale.

Con la fine delle ideologie, l’atomizzazione sociale e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, in particolare i social, questa mutevolezza della società si è rispecchiata anche nella politica, dove la coerenza non è più una virtù ma un inseguire il popolo “mitizzato”. Siamo ormai abituati alle giravolte o al tradimento di quanto viene dichiarato nelle campagne elettorali per venire poi regolarmente disatteso quando si governa e alle discrepanze tra il dire e il fare.

La ricerca ossessionata del consenso rende la coerenza un ostacolo che vincola la libertà di movimento per inseguire le mode, i desideri o i mal di pancia del momento. Non si governa più per un perseguimento di una strategia a lungo termine ma con i sondaggi e le esigenze prettamente elettorali, quando invece la politica dovrebbe guidare ed educare. Non a caso Platone voleva governanti-filosofi o filosofi-governanti ma, sarebbero sufficienti onestà, impegno morale e coerenza, 

Mahatma Gandhi offre una visione profonda della coerenza, particolarmente rilevante in ambito politico. Per lui, essere coerenti non significa ripetere sempre le stesse azioni o restare legati a dogmi immutabili, ma rimanere fedeli ai principi fondamentali, come la verità e la non violenza, anche quando le circostanze cambiano. In un articolo pubblicato su Young India nel 1929, Gandhi scrive: “Lo sviluppo costante è la legge della vita, e un uomo che cerca sempre di mantenere i suoi dogmi per sembrare coerente, si mette in una posizione falsa.”