L’Intelligenza Libera: Oltre la Coerenza

Secondo la Treccani l’Intelligenza è il:

Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e adattarsi all’ambiente.

Inizio il mio ragionamento citando Charles Darwin: in estrema sintesi la sua Teoria dell’Evoluzione si basa sull’idea che le specie che sopravvivono sono quelle che meglio si adattano all’ambiente nel quale vivono. L’ambiente naturale è caratterizzato da continui – anche se a volte quasi impercettibili – cambiamenti che mettono alla prova, a dura prova, le capacità dei singoli individui o di intere specie animali.

Sicuramente la “Coerenza” non è tra quelle caratteristiche più importanti per sopravvivere in un ambiente ostile.

In modo brutale James Russell Lowell sintetizzava che “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”: i primi proprio perché non ne abbiano più la possibilità, i secondi perché non ne hanno la fantasia o l’evidenza del vantaggio.

Coloro che sono in grado di adattarsi e evolversi sono più propensi a prosperare in un mondo in continua evoluzione.

L’adattamento permette di rispondere in modo efficace alle sfide e alle opportunità.

Se pensiamo all’uomo e passiamo mentalmente dalla sopravvivenza – nuda e cruda – della nostra specie nel mondo primitivo, immaginandoci gli australopitechi che si “inventano” camminatori e migratori e superiamo anche i Neandertaliani che si “inventano” cacciatori e passiamo ai tempi contemporanei, in un contesto imprenditoriale, ad esempio, le aziende che sono in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato sono più competitive e innovative, e riescono a cogliere le opportunità che i cambiamenti forniscono.

Lo spirito di adattamento, così come nel passato, anche oggi, favorisce la creatività e l’innovazione, poiché incoraggia a pensare fuori dagli schemi e a esplorare nuove soluzioni.

Questo spirito vale anche nel contesto sociale: in un “mondo liquido” – per dirla come Zygmunt Bauman – l’identità è un processo, non un punto fisso, ed è in continuo movimento.

L’intelligenza è, per sua natura, fluida e reattiva. Capace di non rimanere aggrappa a uno schema di ragionamento, ma ascoltando il mondo, valutando il contesto, si trasforma e cerca nuove soluzioni a nuovi problemi.

Però ci hanno insegnato che cambiare idea è un segno di debolezza. E ci hanno fatto vedere l’incoerenza come una colpa, quasi come un tradimento, una scelta da codardi.

Nel cattolicesimo c’è – a ben guardare – una devozione speciale per chi è stato pronto a sacrificare la vita per i principi religiosi, quei Martiri che spesso sono nei nostri calendari ricordati quasi quotidianamente. Ma questo “assolutismo” è una costola del fanatismo, di quello stesso cieco oscurantismo una volta diventato potere temporale.

Martin Luther fu – ad esempio – dapprima tacciato di incoerenza e di non rispetto dei propri voti ecclesiastici da Monaco Agostiniano quando inchiodò alla porta della chiesa di Wittenberg le sue 95 tesi, fu via via combattuto più aspramente fino alla scomunica, 3 anni più tardi. E quando venne lo strappo nuovi principi erano stati formulati in modo chiaro (la “sola fide” e “sola scriptura”, che la salvezza di possa avere solamente attraverso la fede e che valgono solamente le sacre scritture e nient’altro). Tutta questa storia – che a distanza di più di mezzo millennio da quel 1517 – nacque da un conflitto interiore tra obbedienza alla dottrina e ricerca della verità ed ebbe effetti dirompenti: la nascita del protestantesimo, la decentralizzazione del potere ecclesiastico e una nuova concezione della fede individuale, ma sostanzialmente tra principi esistenti e nuovi principi.

Potrei dire che sia necessario avere coraggio anche per rinnegare un pensiero, per approdare a uno che si ritiene migliore. Che i principi che si hanno sono le colonne e gli architravi della struttura del nostro essere – e ognuno ha i propri – ma che dovremmo essere capaci di metterli in discussione per essere sicuri che siano coerenti con quello che siamo davvero nel nostro percorso interiore o che non ce ne siano altri che ci rappresentino di più, anche perché mi ritrovo nelle parole di Sandro Pertini:
” La coerenza è come si è, e non come si è deciso di essere. “