Archive for Aprile 28th, 2025

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Ci sono istanti che non sembrano grandi al momento, eppure aprono crepe nella storia. In quelle crepe si insinuano la voce nuova, l’energia grezza, il genio puro di chi esordisce. Non c’è nulla come il primo atto, il primo disco, il primo film, la prima volta su un palco. 

Pensando agli esordi, mi vengono in mente 10 episodi che non ho vissuto "in diretta" per questioni anagrafiche che poi però ho potuto apprezzare vedendole sullo schermo nero - che è una potentissima macchina del tempo.

1. Jimi Hendrix – Monterey Pop Festival, 18 giugno 1967
Buio. L'attacco.
Sono le prime note del primo concerto che Jimi fa nel "nuovo mondo".
La chitarra si incendia, stride, da tutto quello che può dare e poi viene bruciata, distrutta, con il fuoco con Jimi inginocchiato davanti a questo sacrificio sacrilego. Il pubblico ammutolì. Non era solo rock: era un rito, un atto sciamanico.
Quello è il vero debutto di quello che era "Are You Experienced" forse uno dei dischi più psichedelici della storia del Rock.
Non si può spiegare a parole...
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2. Carlo Verdone – "Un sacco bello" (1980)
Nell’Italia ancora in fermento dopo gli anni Settanta, un giovane regista-attore porta sullo schermo sei personaggi, tutti interpretati da lui, tutti fragili, ingenui, veri. Verdone porta la periferia, le mamme apprensive, i sogni naïf, i tic e le tenerezze. L’Italia ci si riconosce, e ride, e si commuove. Un piccolo miracolo comico e umano.



3. Orson Welles – "Citizen Kane" (1941)
Aveva 25 anni e nessuna esperienza sul set. Eppure fece il film che ancora oggi molti considerano il migliore della storia del cinema. Welles inventò un nuovo linguaggio: profondità di campo, flashback destrutturati, narrazione non lineare. “Citizen Kane” fu uno schiaffo al vecchio cinema e un inno al futuro. E tutto questo fu… solo il suo esordio.



5. "I 400 colpi" – François Truffaut (1959)
Primo film e già manifesto della Nouvelle Vague. La fuga del piccolo Antoine Doinel è anche la fuga del regista da ogni regola precostituita. Truffaut nasce libero.



6. "Eraserhead" – David Lynch (1977)
Un incubo in bianco e nero. Visionario, disturbante, ermetico. Questo film ha gettato le fondamenta dell’estetica lynchiana, che non ha mai davvero cercato di essere compresa.
Esordio del regista nel lungometraggio, Eraserhead - La mente che cancella ad oggi è considerato un capolavoro del cinema mondiale, nonché fonte d’ispirazione per altri registi: Stanley Kubrick dichiarò che Eraserhead era il suo film preferito e, durante le riprese di Shining, lo mostrò più volte al cast come esempio.



6. Massimo Troisi – "Ricomincio da tre" (1981)

Un film che è un abbraccio. Un ragazzo con gli occhi bassi e l’anima alta racconta di partenze e ritorni, di Napoli e Firenze, di parole leggere che dicono cose enormi. Troisi esordisce con una delicatezza disarmante, il suo umorismo malinconico è poesia quotidiana. Nessun artificio: solo sincerità. E da quel momento, il cinema italiano non fu più lo stesso.

7. "The Piper at the Gates of Dawn" – Pink Floyd (1967)
Syd Barrett guida la nave psichedelica con un disco che è pura immaginazione sonora. Ancora oggi, è la definizione del Pink Floyd primordiale.
Before they became one of the biggest bands on the planet with prog-leaning epics like 'The Dark Side of the Moon' and 'The Wall,' Pink Floyd were an unstructured, but no less ambitious, psych-rock group with songs about depressed scarecrows and wine-sipping gnomes. 'The Piper at the Gates of Dawn' was the only full album they made with original leader Syd Barrett before he was forced out due to increasingly erratic behavior. The 10-minute "Interstellar Overdrive" is a genre highlight, but the entire LP is a psych-rock milestone.



8. "Please Please Me" – The Beatles (1963)
Registrato in un solo giorno. Conteneva “Love Me Do”, “I Saw Her Standing There” e “Twist and Shout”. Era l’inizio di tutto: la Beatlemania nasce qui.


9. "Accattone" – Pier Paolo Pasolini (1961)
Esordio totale: Pasolini reinventa il cinema partendo dai margini. Volti veri, poesia e sacralità nella disperazione. Il profilo dell’intellettuale "eretico" si delinea subito.


10."Un'Avventura" – Lucio Battisti (1969)
Un'avventura è un brano musicale composto da Lucio Battisti con testo di Mogol. Inizia con questo brano, quella grande avventura fatta dal due che ha segnato la musica pop degli anni '70 e poi a seguire, per varie generazioni.
Ma in quel 1969 Battisti esordì come interprete, in coppia con Wilson Pickett, per quella che fu la sua prima e unica apparizione al Festival di Sanremo. La canzone - per la cronaca - si classificò al 9º posto.



Bonus. "?!" non è il primo disco di Michele Salvemini, ma è il primo LP di Caparezza dopo il cambio d’identità: da Mikimix (pop leggero) a Caparezza (rap ironico e impegnato).
Inizia un percorso musicale che è provocatorio, colto, impegnato e leggero, che lo colloca tra i grandi cantautori italiani.

C’è un momento, nella vita di ogni essere umano, in cui il silenzio si rompe.

È l’istante in cui ciò che era rimasto dentro — pensiero, desiderio, timore, visione — trova la forza di mostrarsi. L’esordio è esattamente questo: il gesto iniziale, il passo fuori dalla zona protetta dell’anonimato, il primo fiato pronunciato in pubblico, l’irruzione dell’“io” nel mondo.

Ma esordire, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è un atto naturale. È un atto di coraggio.

Cominciare è già essere a metà dell’opera”, scriveva Orazio. E per cominciare bisogna affrontare l’abisso dell’ignoto. Quando un autore scrive la prima riga del suo romanzo, sa che tutto può crollare. Quando un artista presenta la sua prima mostra, si espone a uno sguardo che può ferire. Quando un giovane debutta nel suo primo colloquio di lavoro, porta con sé non solo il curriculum, ma anche la paura di non essere abbastanza.

L’esordio è un rischio. E come tutti i rischi, può attrarre o paralizzare.

Il filosofo Søren Kierkegaard definiva il “salto della fede” come l’atto di chi, pur senza garanzie, si butta. In quel salto c’è il cuore dell’esordio: un momento carico di tensione, perché il futuro è incerto e il passato non offre rifugio. Esordire significa scegliere di essere visibili, vulnerabili, giudicabili.

È un atto di nudità. Ma è anche il primo vero atto di libertà.

Viviamo in una cultura che celebra la perfezione.

I social ci mostrano esordi già riusciti: il romanzo best seller dell’esordiente, l’attore alla sua prima interpretazione magistrale, l’imprenditore che diventa milionario a venticinque anni. Ma questi sono miti, montaggi, eccezioni raccontate come regole.

La verità è che quasi nessun esordio è brillante. Molti sono stentati, goffi, incerti. Eppure, è proprio nell’imperfezione che risiede l’autenticità dell’inizio.

Il poeta Rainer Maria Rilke, in una lettera a un giovane scrittore, scriveva: “Devi dare tempo a ogni impressione e a ogni seme della tua anima di crescere.” Non si tratta di fare bene subito, ma di avere il coraggio di cominciare, sapendo che il primo tentativo sarà forse insufficiente, ma indispensabile.

Ogni grande opera ha avuto un piccolo inizio. Ogni maestro è stato apprendista. Ogni voce sicura ha tremato la prima volta.

Elogio degli esordi

C’è una bellezza unica negli esordi. Una bellezza che nasce dalla tensione tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Ogni esordio è una dichiarazione di fiducia nel futuro. È una scintilla che illumina una possibilità. Anche se fragile, anche se breve.

Il primo quadro di Van Gogh, ritenuto mediocre all’epoca, porta già dentro la forza del suo sguardo. Il primo discorso pubblico di Nelson Mandela, timido e formale, contiene già la dignità del leader che sarà. Il primo film di una regista indipendente può essere tecnicamente imperfetto, ma se ha dentro una visione, ha già vinto.

Il vero valore di un esordio non è nel risultato, ma nell’intenzione.

In un mondo che giudica subito, che esige performance, che riduce tutto a numeri, l’esordio è un atto ribelle. Perché implica pazienza, vulnerabilità, imperfezione. Eppure, è anche l’unico modo per trasformarsi.

Esordire significa dire al mondo: “Eccomi.” Non sono ancora perfetto, ma sono vero. Non sono ancora esperto, ma sono presente. Ho una voce, e oggi scelgo di usarla.

È per questo che ogni esordio, piccolo o grande, pubblico o privato, merita rispetto. Perché dietro ogni primo passo c’è un essere umano che ha vinto la paura del giudizio. Un essere umano che ha scelto di esserci.

Come scriveva Fernando Pessoa:

Vale più l’imperfezione dell’atto che la perfezione dell’intenzione rimasta nell’ombra.”

Forse dovremmo tornare ad amare gli esordi. Non solo i nostri, ma anche quelli degli altri. Accogliere chi prova, chi osa, chi inizia. Perché esordire è sempre un atto generoso: verso sé stessi e verso il mondo.

E, in fondo, non è forse vero che ogni giorno è, in qualche modo, un nuovo esordio?

In un momento storico in cui i disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano una delle emergenze sanitarie più silenziose ma pervasive tra adolescenti e adulti, Corabea, la prima piattaforma online in Italia specializzata nella cura dei DCA attraverso un approccio integrato, organizza un evento pubblico per accendere i riflettori su questo tema ancora troppo invisibile.

L’evento, intitolato “RIFLESSI”, si terrà sabato 3 maggio a partire dalle ore 15:00 presso il Barton Park di Perugia.

Sarà una giornata interamente dedicata alla sensibilizzazione, alla riflessione condivisa e al superamento dello stigma che spesso
circonda i disturbi alimentari.

UN’ESPERIENZA IMMERSIVA APERTA A TUTTI
RIFLESSI” è molto più di un convegno: è un evento esperienziale, aperto gratuitamente a tutta la cittadinanza, pensato per coinvolgere le persone attraverso attività, workshop, momenti di ascolto e confronto.
Tra gli ospiti della giornata, Michele Mezzanotte, psicoterapeuta, che terrà un talk aperto per offrire uno sguardo professionale ma umano su queste tematiche, spesso vissute in solitudine. L’evento sarà anche un’occasione per vivere momenti collettivi e che inviteranno i partecipanti a riflettere sul concetto di identità, immagine corporea, e accettazione di sé.

IL MESSAGGIO DI CORABEA: “OLTRE LO SPECCHIO, OLTRE LO STIGMA
Corabea nasce proprio da un’esperienza personale, quella di Giorgia Bellini, fondatrice della piattaforma e autrice del libro “Nata due volte”, che da anni si impegna per costruire un’alternativa concreta e accessibile per chi lotta con il proprio rapporto col cibo.

La piattaforma mette a disposizione percorsi personalizzati che combinano supporto psicologico e consulenza nutrizionale, grazie a un team multidisciplinare e a una web app che facilita il contatto con i professionisti, il monitoraggio dei progressi e la motivazione nel percorso di guarigione.
Nel tempo, Corabea ha attratto l’interesse e il sostegno di chi condivide la sua missione. Anche Andrea Ranocchia, ex calciatore e oggi investitore, ha deciso di sostenere il progetto Corabea, riconoscendone il valore umano e sociale. Ranocchia ha scelto di affiancare il team credendo profondamente nella possibilità di offrire un aiuto concreto a chi sta attraversando un momento difficile e ha bisogno di strumenti reali per ripartire.
RIFLESSI” rappresenta a pieno lo spirito con cui è nata Corabea: guardare oltre, accogliere, comprendere e restituire uno spazio di cura autentico a chi troppo spesso si sente invisibile.

PERCHÉ PARTECIPARE
Per ascoltare storie vere e professionisti qualificati
Per abbattere pregiudizi e stereotipi
Per sentirsi meno soli
Per contribuire a creare una cultura della cura e dell’ascolto

INFORMAZIONI PRATICHE
📍 Luogo: Barton Park, Perugia
📆 Data: Sabato 3 maggio 2025
⏰ Orario: Dalle ore 15:00
🎟 Ingresso: Libero e gratuito