Libertà di Espressione

“Bisognerebbe fare teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore” Elio Germano.

Settembre, Teatro Aurelio, stesso giorno e stesso orario, si riparte con le attività del laboratorio teatrale.
Il gruppo non è esattamente lo stesso, qualcuno ha scelto un percorso diverso, un paio non riescono a venire, ci sono dei nuovi ingressi, fatto sta che partiamo tutti entusiasti, felici di ritrovarci qui e speranzosi che questo anno sia meno complicato del precedente.

L’anno scorso, causa pandemia, gli appuntamenti settimanali sono stati problematici, mascherina tutto il tempo, distanziamento, sanificazione, coprifuoco, ma, malgrado le difficoltà, Manuele è riuscito a non farci saltare una sola lezione, ricorrendo anche alle lezioni su piattaforma web durante i brevi periodi “arancioni”.
E’ stato un grande aiuto in un momento così particolare e vuoto.

Già il Gruppo, “fare gruppo” è una delle cose più importanti di questa attività e soprattutto è uno degli scopi, fare teatro fa bene all’anima anche per questo, aiuta ed insegna a relazionarsi.
Per me è una terapia, un banco di prova che mi ha confermato che è tutto bello fin che le cose vanno bene ma è nelle difficoltà che si vede davvero se un gruppo è affiatato e per far questo dobbiamo fare i conti anche con quelle parti di noi stessi che non ci piacciono affatto e che tutti abbiamo, come ad esempio la competizione, l’invidia e la frustrazione, che di fatto sono sentimenti come altri e che, una volta riconosciuti, si possono gestire.

(Immagine dell’Autrice)

Con il gruppo dell’anno scorso abbiamo portato in scena uno spettacolo che, per come si è svolto, ci ha fatto capire che eravamo un “bel gruppo”, unito e in sintonia, ognuno di noi con particolarità differenti che, “amalgamate” come si deve da uno “Chef” di tutto rispetto, ci hanno permesso di essere soddisfatti del risultato ottenuto.
Perché, diciamolo, la sintonia è fondamentale quando si sale sul palco, le battute escono fluide, basta uno sguardo per capirsi e soprattutto si riesce ad affrontare un errore, una battuta sbagliata, un vuoto di memoria, un contrattempo, in un modo talmente naturale da non farlo percepire al pubblico.

E’ il quarto anno che faccio laboratorio teatrale, una passione che nutrivo da anni ma che non avevo mai avuto il coraggio di affrontare, poi finalmente mi sono decisa a mettermi in gioco.

Manuele ci conduce al saggio di fine anno attraverso degli esercizi preparatori davvero interessanti, ci fa lavorare con il corpo e la mimica, con la memoria e le emozioni, con la voce e la dizione, ci prepara a “buttarci”, vincendo timidezza e imbarazzo, ci fa leggere testi teatrali classici e contemporanei, ci fa cultura.

L’improvvisazione è l’attività che preferisco in assoluto, stimola la fantasia e la creatività, insegna ad immedesimarsi negli altri attraverso ruoli che abitualmente non ci appartengono, mette in relazione e a volte lo fa in maniera così forte da arrivare anche a commuoversi, stimola la sensibilità e l’empatia.
E’ bello, è bello sì quando saliamo sul palco, “bene, ora salite, spalle alla platea e iniziate” ci dice Manuele, dandoci qualche indicazione tecnica o un obiettivo da raggiungere.
E’ quello per me il momento magico: il primo che ha l’ispirazione si gira e da l’attacco agli altri, e gli altri lo seguono, integrano la scena, a volte la ribaltano.
In quei momenti io mi sento libera, libera di muovermi, di esprimermi, di fantasticare.
Libertà di Espressione.

Manuele ci dà benvenuto, ci fa sedere in semicerchio e iniziamo presentandoci ai nuovi arrivati. Già i nuovi arrivati, sempre bello iniziare ad interagire con gente nuova ma la sicurezza che mi dà vedere Valeria, Germana, Diana, Sergio, Claudia e Linda non ha eguali.

Oggi sono esattamente tre mesi da quando abbiamo messo in scena Surrealiti e io, guardando il palco, ripenso con nostalgia a quei momenti.

LO SPETTACOLO
“Sono sicuro che a Martina piaceranno i testi” disse Manuele a febbraio quando ci presentò la sua idea per il saggio di fine anno, in effetti proporre degli sketch tratti da Monty Python’s Flying Circus è stato davvero divertente, e per me un onore, visto che ho sempre trovato questo gruppo comico inglese unico nel suo genere, apripista di una comicità singolare e geniale.

IL BACKSTAGE
Ricordo l’emozione, il 13 giugno era una giornata calda, ci ritrovammo fuori dal teatro già a metà pomeriggio, tutti tamponati per poter finalmente salire sul palco senza mascherina, cosa non da poco visto che sarebbe stata la prima volta in un anno di lavoro.
Entrammo, appoggiammo le nostre cose e Manuele ci fece prima di tutto ripetere qualche scena, poi ci parlò, motivandoci e tranquillizzandoci, e infine ci fece fare un’oretta di esercizi di rilassamento, un vero toccasana per il corpo e la mente.
La preparazione e l’attesa furono momenti davvero singolari, con agitazione, giocosità, nervosismo, ansia da prestazione e paura, sì, io sentivo molto forte la paura, paura di sbagliare, paura di dimenticare le battute, paura degli imprevisti.

IL SIPARIO
Agitazione, cuore a mille, emozione forte, mi muovo non riesco a stare ferma, sento il brusio dalla sala, siamo pronti, il sipario ci divide dagli “spettatori mascherati” ma siamo pronti, consapevoli che l’apertura dello spettacolo ha sempre qualcosa in più, è il biglietto di presentazione dello spettacolo, Manuele ci disse “dovete partire subito a mille, dovete essere “esagerati” in tutto, osate, osate e osate!” e questa cosa mi agitava molto, esagerare partendo “freddi” non è cosa da poco.
Guardo Beatrice, che attende come me, così come Diana, Sergio e Linda, e le dico “sto male, ho lo stomaco chiuso”, lei con un sorriso, che io ritengo assolutamente inadeguato per questo dramma di situazione, mi dice “calma, respira, andrà tutto bene”.
Si apre il palco, ci siamo, non c’è più tempo, vai con la prima battuta di tutto lo spettacolo. Responsabilità.
Colloquio di lavoro è il primo sketch, ironia e sarcasmo con un pizzico di cinismo e abbondante no-sense.
Il primo sketch è andato, uscendo dal palco ho pensato alle persone che avevo invitato, amici, colleghe, vicine di casa, e…oddio ci sono anche Giorgio e Gerry di Condivisione Democratica, oddio che figura, Giorgio è un amico ma Gerry non l’ho mai conosciuto di persona, che dirà, che penserà quando mi vedrà con tutti i fiocchetti in testa, perché sì nello sketch successivo è così che mi presento. E infatti, non ho neanche il tempo di rilassarmi che già mi devo preparare, appunto con i fiocchetti in testa, per entrare nello sketch successivo Clinica della Discussione con Valeria, Beatrice, Diana, Linda e Claudia.
Sentiamo gli applausi ma siamo tutti talmente presi dai cambi scena e dai preparativi che non abbiamo tempo di realizzare bene quello che sta succedendo.
Seguiranno quindi Alpinista, Dejavu, La Donna che finisce le frasi degli altri (con Matilda), Cucciolotto, L’Inquisizione Spagnola (con Matilda, Claudia, Germana e Sergio), Dejavu 2, Negozio di Animali, L’Audizione e Ristorante (con Germana, Valeria, Beatrice, Sergio e Diana).


(Immagine dell’Autrice)

Abbiamo portato in scena un’ora di evasione per un pubblico che, come tutti noi, arrivava da un anno di patimento, ci siamo divertiti noi e loro, e la scelta del soggetto Manuele l’ha calibrata proprio per questo “purtroppo avremo un pubblico dimezzato e provato, quindi proponiamo qualcosa che diverta, che faccia sorridere ma che sia di qualità e soprattutto ragazzi divertitevi!”, e così è stato.

Il teatro è libertà, è cultura, è autoanalisi, è crescita, è creatività.

Un percorso teatrale dovrebbe essere inserito, a parer mio, come materia di studio fin dalle scuole materne proprio per insegnare, come dice Elio Germano, ai bambini a mettersi nei panni degli altri e diventare degli adulti migliori di quello che siamo noi.

Un grazie speciale a Manuele Guarnacci e ai miei compagni di avventura, Beatrice, Claudia, Diana, Germana, Linda, Matilda, Sergio e Valeria